Parole (scritte a mano) che moltiplicano altre parole (un testo stampato). Un modo per dire ad una persona: ecco, questo libro l’ho preso proprio per te, pensando a te, e le parole che esso contiene sono le parole attraverso cui, in un modo o in un altro, io ti vedo… Le parole che voglio condividere con te…
È questa forse l’essenza stessa della dedica: è una “dedicazione”, un dedicarsi, cioè un darsi, a qualcuno che ci è caro…
Ed è forse proprio questo quello che ci emoziona quando per caso ne incontriamo una, magari sulle pagine ingiallite di un vecchio libro dimenticato … Questa sua dimensione intima, il legame, unico, che essa intesse, conserva e svela, tra due irripetibili individualità…
Il libro diventa così davvero, come nel suo etimo, “corteccia”: un involucro – una trama – che custodisce all’interno il cuore più prezioso: la linfa della vita, dello scambio e del dono…
Nata nel ‘500 come “ringraziamento” da parte dell’autore al mecenate che ha reso possibile la pubblicazione – una vera e propria “strategia editoriale”, standardizzata nella forma e nei temi – la dedica si apre in tempi più recenti alla dimensione privata, al nostro vissuto quotidiano. Essa si inscrive così negli spazi lasciati bianchi da un testo (solitamente, nella “carta di guardia” che precede il frontespizio), rendendolo “nostro”, inscrivendo la sua storia pubblica nella nostra storia personale…
Tra le tante ricchezze che contempla il fondo librario della nostra Biblioteca d’Istituto, le dediche manoscritte, e gli autografi presenti su alcuni dei volumi, occupano un posto speciale. Si tratta infatti nella maggior parte dei casi di un tipo particolare di dediche: le dediche degli autori stessi del libro oggetto di dono. Autori celebri, in molti casi, protagonisti della storia culturale del ’900 (bastino qui i nomi di Riccardo Bacchelli, Dino Buzzati, Lucio Mastronardi, Enrico Annibale Butti, Fulvio Tomizza…); ma, anche, di quella politica (Giovanni Spadolini, Antonio Di Pietro). Spiccano inoltre le dediche autografe di molti gesuiti scrittori e saggisti (il dantista Giovanni Busnelli, lo storico delle religioni Pietro Tacchi Venturi, il “nostro” padre Roberto Busa, eminente tomista).
Ma una dedica, come dicevamo, oltre che un dedicante comporta un dedicatario… Anche da questo punto di vista il fondo dediche e autografi della nostra Biblioteca offre interessanti sorprese. Un nutrito gruppo di volumi è infatti dedicato ai vari padri redattori della rivista “Letture” (p. Giuseppe Valentini, p. Guido Sommavilla, p. Gaetano Bisol… ). Si tratta in alcuni casi di un tentativo di captatio benevolentiae, se non l’esplicita richiesta per una recensione, possibilmente benigna, su questa importante rivista letteraria, diretta dai Gesuiti in Milano dal 1946 al 1994. In altri casi, esse testimoniano un genuino rapporto di amicizia e di collaborazione tra uno scrittore e un padre gesuita di Letture (è il caso, ad esempio, di Bacchelli con il p. Valentini). In tutte traspare la stima e l’alta considerazione che gli autori dell’epoca riservavano a questo illuminato (e… illuminante!) periodico.
A fianco di questo gruppo, troviamo le dediche ai padri Gesuiti del Leone XIII: quelle affettuose degli ex-alunni, dei confratelli, dei genitori, degli amici – tra cui, anche qui, qualche nome non sconosciuto ai più…
Una rete di parole insomma che apre una visuale privilegiata su una rete di rapporti umani: quella comunità, fatta di persone e di attenzione alla persona, che costituisce il valore profondo del nostro Istituto…
LE DEDICHE A “LETTURE”: P. VALENTINI E P. FAVARO
RICCARDO BACCHELLI
Viaggio in Grecia : con un ritratto dell’autore di Pio Semeghini
Milano ; Napoli : Ricciardi, 1959
79 p. ; 19 cm
((Timbro “Biblioteca Letture – Milano S. Fedele” sul front. ; Lunga dedica ms. dell’aut. a p. Giuseppe Valentini S.I. nei prel. del front.
A Padre Valentini,
onde veda che ho seguito il Suo consiglio della sera in cui ci incontrammo a Napoli, di partenza, riguardo ai Bizantini,
coi più cordiali e amichevoli saluti,
Bacchelli
febbraio ’59
La dedica di Riccardo Bacchelli qui presentata apre a due punti importanti della vita del p. Valentini. Da una parte essa ci fa intravedere in filigrana la sua attività di bizantinista: attività poco studiata dalle sue biografie, ma che assorbì profondamente, a partire dal 1950 circa, i suoi studi e la sua carriera accademica. È il “binario parallelo” del suo impegno culturale e religioso, che scorre a fianco dei suoi studi sulla storia e la cultura albanese (studi che lo faranno emergere quale albanesologo di livello mondiale).
Dall’altra parte, questa dedica ci fa toccare con mano il profondo legame che il p. Valentini andò stringendo via via nel corso degli anni con Riccardo Bacchelli, fra tutti gli scrittori probabilmente quello più caro ed amico. Oltre che al p. Sommavilla, è infatti proprio a Bacchelli che è affidato l’onore del ricordo del p. Valentini, nel numero di “Letture” sopra citato. E anche qui, oltre alla grande amicizia e ammirazione dello scrittore bolognese per il “suo” gesuita veneto, tornano i bizantini: «Appartenere a un Ordine di stile e rito e fede così “romano” come la Compagnia di Gesù, si conciliava in p. Giuseppe Valentini con la sua aggregazione alla Liturgia bizantina, della quale aveva anche la severa, barbuta tenuta rituale …»
DINO BUZZATI
Il crollo della Baliverna
[Milano] : A. Mondadori, 1954
340 p. ; 20 cm
(Grandi Narratori Italiani ; 13)
((Timbro “Letture – Milano – P.za S. Fedele” sul front. ; Dedica ms. dell’aut. a p. Giuseppe Valentini S.I. nei prel. del front.
A Don [!] Giuseppe Valentini,
un saluto cordiale
da Dino Buzzati
maggio 1954
Di altra intensità, rispetto a quella di Bacchelli, è la dedica di Dino Buzzati a p. Valentini. Il saluto di Buzzati al direttore di “Letture” è «cordiale», ma certo la conoscenza tra i due doveva essere, in quel maggio del 1954, ancora occasionale: ce lo svela quel «don», titolo improprio per un gesuita.
Buzzati non fu – ne mai si definì – uno scrittore cattolico; pure il p. Valentini fu tra i primi a ravvisare nella sua poetica un profondo sentimento religioso, a valorizzare l’apertura “coscienziale” dei suoi personaggi. Così nella recensione che fece, sul numero di luglio del 1954 di “Letture”, proprio de “Il crollo della Baliverna”: «La dialettica buzzatiana è quella della coscienza dei personaggi e, non meno, del lettore, insieme con quella dell’autore. Francamente in ciò, piuttosto che a Kafka, sarei tentato d’accostare Buzzati (con tutta la differenza di carattere e di stile) al miglior Bacchelli, o a certi impegnatissimi narratori cattolici francesi […]. La differenza fra la paura buzzatiana e quella delle narrative che ricordavamo sta in ciò, che la prima è dettata dalla coscienza e conduce ad ascoltare la coscienza».
Ci sembra di vedere qui, ancora una volta, il grande spirito di apertura umana e culturale del p. Valentini, quello spirito che lo portò fin da subito a rivoluzionare la critica letteraria di area cattolica, meglio, il modo di fare critica letteraria all’interno della cultura cattolica: «Quando eserciterò la funzione di critico – recitava con lapidaria chiarezza la Carta redatta nel 1956 dal p. Valentini – cercherò anzitutto se e che cosa ci sia di buono nel testo».
GIOVANNI SPADOLINI
Il papato socialista
Milano : Longanesi, 1950
410 p. ; 18 cm
(Il mondo nuovo ; 25)
((Timbro “Letture – Milano – P.za S. Fedele” e dedica ms. dell’aut. a p. Giuseppe Valentini S.I. nei prel. del front.
A P. Giuseppe Valentini,
lettore acuto,
giudice imparziale
con stima e cordialità
Giovanni Spadolini
Febbraio 1950
Quando pubblica il suo famoso saggio Il Papato socialista, Giovanni Spadolini non ha ancora compiuto 25 anni (nasce infatti a Firenze il 21 giugno del 1925). È però già apprezzato articolista, prima al Messaggero di Mario Missiroli e appunto dal 1950 al Borghese di Leo Longanesi. Per quanto venga spesso indicato come il suo “saggio d’esordio”, il libro qui in oggetto non è il primo che si vede pubblicato. Un certo interesse l’avevano infatti già riscosso i due saggi, tra loro omogenei, usciti nel 1948: Ritratto dell’Italia Moderna, edito da Valecchi, e Il ’48, realtà o leggenda di una rivoluzione, coi tipi de L’arco. Entrambi questi saggi avevano ottenuto approfondita e illuminata recensione da parte di p. Valentini sulle colonne di “Letture” (n. 9, settembre 1949). Pur tra i vari “distinguo” – e la rilevazione di alcune piccole inesattezze nei lavori del giovane Spadolini – il giudizio del p. Valentini era stato sostanzialmente positivo nei confronti di «questo nostro nuovo storico». Si spiega così quel «lettore acuto» e quel «giudice imparziale» che Spadolini gli attribuisce nella dedica qui presentata.
LUIGI SANTUCCI
Il velocifero
[Milano] : A. Mondadori, 1963
441 p. ; 19 cm
(Narratori italiani ; 119)
((Timbro “Biblioteca Letture – Milano S. Fedele” sul front. ; Dedica ms. dell’aut. a p. Arcangelo Favaro S.I. nei prel. del front.
Al Padre Arcangelo Favaro,
e con lui a S. Fedele,
con grata amicizia
Luigi Santucci
«Il Centro Culturale San Fedele è sorto come un libero ritrovo intellettuale che si propone di esaminare e di favorire con varie manifestazioni di carattere culturale e artistico le correnti vive del pensiero contemporaneo ricercando particolarmente di porre in luce il loro contenuto spirituale […] Vogliamo che il nostro lavoro sia prima di tutto la proposta a noi stessi di una presa di coscienza della situazione spirituale del mondo in cui viviamo ed insieme un “atto di fiducia” verso coloro che saranno invitati a questo dialogo…». Con queste parole il p. Favaro S.I. dava il via al Centro culturale S. Fedele, una grande opera che continua tutt’ora e che egli diresse dalla sua fondazione, nei primi anni 1950, sino al 1967.
Non poteva mancare in questa piccola rassegna dei “tesori” della nostra Biblioteca l’autografo di Luigi Santucci, (Milano, 11 novembre 1918 – Milano, 23 maggio 1999). Tra i principali scrittori milanesi del secondo Novecento, Santucci si diplomò all’Istituto Leone XIII nel 1937. Per tutta la vita conserverà un ricordo dolcissimo del “vecchio” Leone, che descrisse in un indimenticabile articolo di “Giovinezza Nostra”. Qui la dedica è per p. Favaro e per il Centro S. Fedele, di cui Santucci fu grande estimatore ed assiduo frequentatore.
LE DEDICHE AI P. GESUITI DEL LEONE: P. BESANA, FR. STELLA, P. BAGATTI, P. CERONI
AA. VV.
Otto, nove, centoventuno …
Cagliari : Vita Nuova, [stampa 1985]
94 p. : ill. ; 20×20 cm
((Timbro “Biblioteca Letture – Milano S. Fedele” e dedica ms. dell’aut. p. Egidio Guidubaldi S.I. a p. Giulio Besana S.I. sul front.
Al gran Giulio,
mentre do il via allo scandalo
della Lectura Dantis [illeggibile]
Egidio
Qui la dedica di p. Egidio Guidubaldi S.I. (Sigillo Umbro, Perugia, 18 dicembre 1919 – Roma 4 febbraio 1994) al nostro p. Giulio Besana S.I. Pur nella sua brevità, è una dedica da cui traspare “tutto” il p. Guidubaldi, o almeno “molto” di questo intellettuale “enclassable” e geniale. Anzitutto il suo “stile” erudito e «vulcanico», come è stato definito. Quindi, la grande passione della sua vita: l’opera di Dante Aligheri, cui dedicò numerosi saggi. Il volume qui presentato testimonia tra le altre l’ultima fioritura del suo itinerario culturale: rivelare la presenza in molti autori russi moderni di ciò che lui chiamava lo «spirito dantesco». Un progetto ambizioso e illuminato che lo portò a recarsi più volte a Mosca – a partire dal 1988 – per avviare felicemente una serie di attività culturali in questa direzione.
La dedica qui proposta testimonia inoltre l’affetto e la stima fraterna che lo legò a p. Besana, il «gran Giulio». Affetto e stima ricambiati dallo stesso p. Besana, che con commozione ricorda sempre la figura di p. Guidubaldi («Guidone», come lo amava chiamare); aggiungendo oggi, con voluta e affettuosa ironia di vero “custode dei libri”, il fatto che «mi deve ancora riportare un volume che ha preso in prestito anni fa!». Si tratta del terzo volume dal Dante Europeo pubblicato dal p. Guidubaldi per i tipi di Olschki: un “buco” nella sezione dantesca della nostra Biblioteca testimonia, con questa assenza, la viva presenza del p. Guidubaldi, e dei suoi lungimiranti studi, tra di noi.
ENZO BETTIZA
Viaggio nell’ignoto : Il mondo dopo l’11 settembre
Milano : A. Mondadori, 2002
166 p. ; 22 cm
((Timbro “Bibliotheca Instituti a Leone XIII Mediolani” e dedica ms. dell’aut. a p. Giancarlo Bagatti S.I. sul front.
A padre Giancarlo Bagatti,
con i più cari auguri di
un buon Natale
Enzo Bettiza
dicembre 2002
Di seguito la dedica di Enzo Bettiza, noto scrittore e giornalista italiano, a p. Giancarlo Bagatti, superiore della Comunità religiosa del Leone. La stima reciproca di dedicante e di dedicatario rimonta negli anni e ha qui l’ennesima attestazione con gli auguri per il Natale del 2002.
LUIGI GUATRI, MARZIO A. ROMANI
Una vita in Bocconi
Milano : Egea, 2012
VI, 134 p., [14] carte di tav. : ill. ; 23 cm.
((Timbro “Biblioteca Letture – Milano S. Fedele” e dedica ms. dell’aut. Luigi Guatri a p. Uberto Ceroni S.I. nei prel. del front.
A padre Uberto Ceroni dono questo
libro dedicato al suo allievo Mario Monti,
mio giovane successore al Rettorato del-
l’Università Bocconi
Suo dev.mo
Luigi Guatri
Luigi Guatri (Trezzo sull’Adda, Milano, 19 settembre 1927) si è laureato con lode nel 1949 in Economia e Commercio alla Bocconi, dove ha subito iniziato la carriera universitaria insegnando Tecnica industriale e commerciale e successivamente Economia aziendale. All’Università Bocconi è stato Docente dal 1949 al 1999, Consigliere Delegato dal 1974 al 1999, Rettore dal 1984 al 1989 e dal 1999 ne è il Vice Presidente
La dedica è per p. Uberto Ceroni S.I., tra le altre assistente spirituale dell’Associazione Ex-alunni del Leone e… commendatore di fresca nomina! Guatri dedica pubblicamente, a stampa nel testo, questa sua opera a Mario Monti (all’epoca Presidente del Consiglio), e ricorda nella dedica privata, manoscritta, a p. Ceroni, gli anni in cui questi era professore di Monti al Leone XIII.
EFREM IL SIRO
[a cura di] EMIDIO VERGANI
Le arpe del Signore : Inni sulla verginità 27-30
Magnano : Qiqajon, 1996
38 p. ; 20 cm
(Testi dei Padri della Chiesa ; 24)
((Timbro “Bibliotheca Instituti a Leone XIII Mediolani” e dedica ms. del curatore a fr. Gianni Stella S.I. sul front.
a fratel Stella!
e al Leone XIII
coi migliori auguri
28/10/08
Emidio
Tra le 4 dediche selezionate per questa sezione della mostra abbiamo anche la dedica (esposta ma non ancora fotografata) del biblista e storico del Cristianesimo Emidio Vergani a fratel Gianni Stella S.I., che, come è noto a generazioni di leoniani, è appassionato cultore della materia da oltre 60 anni, prima in quanto religioso (entra nella Compagnia di Gesù il 30 aprile 1956), poi come diacono laureato in teologia (anno 1977). Una ricerca e uno studio quotidiano della tematica biblica lungo tutta una vita e… tuttora in corso!